domenica 29 novembre 2009

E meno male che erano cambiati

Nei mesi che hanno preceduto le Primarie, era tutto un refrain: “se vince Bersani, sarà un PD diverso”. “Sarà un PD spostato più a Sinistra, che avrà la Sinistra come primo interlocutore”. E via di seguito, con tante parole al vento per convincere chi nel PD di Veltroni-Franceschini non si era riconosciuto, o ne era deluso (un numero crescente, guardando alle ultime Europee), che questa era la volta buona, che valeva la pena di buttarsi su Bersani, e così via. Ed anche se i più accorti avvertivano, “nessun Bersani ci salverà”, pur dandogli comunque un’apertura di credito, la processione verso il “nuovo PD di Bersani” procedeva inarrestata, ancor più dopo la sua elezione.
Oggi quanto accaduto in Puglia ci dimostra, purtroppo, che è cambiato ben poco. Che Bersani voglia fare delle alleanze, aprendo anche alla sua Sinistra, è vero. D’altronde, dopo l’ubriacatura di “autosufficienza” veltroniana, nemmeno Franceschini era più contrario a questo. Che si sia “spostato a Sinistra avendo la Sinistra come primo interlocutore”, è clamorosamente smentito.
Nella linea politica del PD, nelle sue proposte programmatiche, è cambiato ben poco (checchè ne dica Rutelli, evidentemente in cerca di visibilità personale dopo la sberla alle Amministrative di Roma). Proposte particolarmente nuove, rispetto alla precedente Segreteria, non se ne vedono. Nella sua collocazione internazionale e nei suoi rapporti con le Parti Sociali, assolutamente nulla, almeno rispetto a Franceschini (con Veltroni forse era un po peggio). Ma quanto agli “interlocutori”, peggio che andar di notte!
L’allargamento dell’alleanza in Puglia era un obiettivo condiviso da tutti, o quasi. Ma lavorare ad un allargamento è un contro. Strisciare ai piedi dell’UDC un altro. Vendola ha fatto di tutto per permettere che l’alleanza si allargasse. Ha sostenuto convintamente gli apparentamenti alle Amministrative. E’ stato disponibile ad allargare la Giunta sin da luglio. Ha dato massima disponibilità a tutte le forze politiche per discutere delle proposte programmatiche per i prossimi 5 anni. E’ stato, ed è tutt’ora, anche disponibile alle Primarie, se qualcuno ritenesse ci siano nomi migliori del suo. L’UDC non ha fatto altro che chiudergli la porta in faccia.
Di fronte a questo, andare avanti per la propria strada è il minimo, per chi abbia un minimo di dignità. Non si tratta di una persona che ha preso la stizza di candidarsi. Si tratta del Governatore uscente. Ha diritto a giocarsi la partita. Quantomeno alle Primarie! Di questo, con qualche malumore, sembrava essersi convinta la stessa Segreteria Regionale del PD, che non più tardi di una settimana fa comunicava “sosterremo Vendola”. Si, come no.
E’ bastato un intervento di D’Alema (evidentemente il vero Segretario del PD, altro che Bersani) per capovolgere la situazione (almeno così pare, a leggere tutti i giornali. Poi dall’interno del PD giungono mille voci contrastanti, che a sentirle tutte si diventa matti). La priorità? Allearsi con Casini. E chi se ne importa del resto. Del fatto che l’UDC non ha mostrato nessuna disponibilità ad un dialogo vero, nessun rispetto verso un interlocutore, il Centro-Sinistra pugliese, che ha una sua leadership, e che per giunta è disposto a metterla in gioco (a condizione di far decidere il Popolo), e che nelle sue argomentazioni mostra un’ipocrisia che sarebbe esilarante se non fosse tragica (“chi ha rappresentato una stagione politica non può rappresentarne un’altra”, dice Buttiglione a proposito del fatto che Vendola ha guidato il “vecchio Centro-Sinistra”. Ma nei ballottaggi di Bari e Taranto, quando hanno appoggiato il Sindaco ed il Presidente della Provincia uscenti, non la pensavano così). Né del fatto che scaricare Vendola significherebbe dar ragione, di fatto, al PDL, che avrebbe poi gioco facilissimo a giocarsi la cosa in campagna elettorale, sostenendo (a questo punto neanche così a torto) che il Centro-Sinistra pugliese s’è bocciato da solo. Soprattutto, chi se ne importa del fatto che così si distrugge una delle più belle esperienze politiche degli ultimi anni (ma forse questo a qualcuno neanche dispiace?). Tutto a dispetto della stessa base del PD, che ha mostrato tutt’altra opinione, ma che evidentemente, a Primarie chiuse, non conta più nulla.
Non si pensi, da parte di chi non vive in Puglia, che questa sia una vicenda locale. Non è per nulla così. E non solo perché Vendola è, di fatto, il leader di Sinistra Ecologia e Libertà. Qui è in gioco la dignità politica della Sinistra, tutta. E’ questo che viene calpestato, in Puglia, dal PD di D’Alema. Che ha dimostrato quanto e come non concepisca nessun rispetto, nessuna dignità politica, per noi. Oltre che per la stessa base del suo Partito.
E meno male che erano cambiati.

lunedì 16 novembre 2009

Solidarietà ai senza tetto di Barletta

Mi hanno segnalato, chiedendomi di scrivere qualcosa, una situazione incresciosa che si sta verificando a Barletta. A quanto mi hanno detto, infatti, ci sono 30 famiglie, di gente povera che ha perso il lavoro, che hanno subito uno sfratto e sono senza una casa, dormono in auto e la situazione si sta facendo sempre peggiore.

A quanto pare, il Comune di Barletta non riesce ad intervenire.

A loro va la mia piena solidarietà, e l'auspicio che si trovi urgentemente una soluzione quanto prima.

mercoledì 11 novembre 2009

Ancora sugli immigrati

Chi ha scritto queste parole?

"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".

Cosa sono? Le cronache odierne quando si parla di "immigrazione e sicurezza"? A chi sono riferite? Agli africani? Agli slavi? Ai curdi? Ai Rom?

Niente affatto: Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912


Per la cronaca: oggi tutti, negli USA, concordano che l'immigrazione italiana sia stata fondamentale per la loro crescita

Conversazione con un immigrato Eritreo

Bari, Stazione di Trenitalia, Binario 3, una sera d'autonno alle 23.05.
Ho perso il treno. Credevo fosse alle 22.45. Era 5 minuti prima, ricordavo male. Peggio ancora, l'altro treno, quello "successivo", su cui contavo, delle 23.15, non c'è. L'ho scoperto guardando lo schermo e riguardando gli orari. Devo prendere l'Espresso di mezzanotte, per tornare a casa. Il problema è che il biglietto che ho, quello del Regionale, non mi permetterebbe di salirci. Ed in tasca non ho nemmeno soldi sufficienti a pagare la differenza. Ho solo 50 cents. Ne occorrerebbero il doppio, ammesso e non concesso che possa servire.
Parlando con i miei, il messaggio che ho ricevuto è stato "vai a dormire da nonna". Si, a quest'ora. Lasciamo perdere. Male che va, pagherò la multa. Me la farò mandare a casa. Se poi la questione fosse solo di pagare la differenza, la pagherei a Trani.
Sono stanco e preoccupato, ho voglia di sedermi. Ma fa freddo. Ricordo che c'è il "gabbiotto", lì si sta meglio. Vado a vedere. Ma inizialmente faccio per allontanarmi. Ci sono 3 immigrati che dormono ed occupano le sedie. Loro stanno peggio di me. Non è giusto chiedergli di spostarsi.
Poi però guardo meglio. Uno dei tre non sta dormendo, è seduto, ed accanto a lui c'è un posto vuoto. Massì, entriamo. "Posso?". "Prego". Per la cronaca, l'altro immigrato lì vicino farà per spostarsi, per lasciarmi spazio. Sarò io a dirgli che non c'è bisogno.
Beh, ora siamo lì. Un'ora al treno. O la passo a logorarmi nell'attesa, o scambio due chiacchiere con questo signore..."Dove va?". "Foggia".
Prenderemo lo stesso treno. La conversazione continua. Con l'italiano è un po in difficoltà, con l'inglese si regola meglio (anche troppo: a volte non capisco io!). Mi spiega che viene dall'Eritrea. Che laggiù è impossibile vivere, a causa della guerra. Tutta la sua famiglia, tranne sua madre, è stata cooptata nell'esercito. Adesso le cose vanno un po meglio da quando c'è il contingente internazionale, che ha separato un po i campi. Ma le condizioni restano invivibili. Tutti gli sforzi sono sul piano militare. Nulla per coltivare la terra, e far stare un po meglio la gente.
Lui è qui da un anno. Fa il taglialegna. Per lavorare si sposta molto, da Lecce a Potenza e così via. Riesce a vivere ed a mandare soldi a casa. "Al mese guadagno a volte 800, a volte 1500, dipende". Chiaramente tutto instabile.
Dopo un po sento il bisogno di "non fare l'interrogatorio". Di raccontargli qualcosa pure di me. Gli dico che sono di Trani, che vengo a Bari per studiare, per Politica, e per un giornalino online a cui collaboro, e che quest'ultimo era il motivo della mia venuta odierna. Poi non mi trattengo, e gli spiego anche il fatto del biglietto, convinto che si farà una risata e spererà con me che vada per il meglio.
Quanto accade, invece, mi lascia senza parole. Lui, che di problemi ne ha sicuramente mille più di me, non ha dubbi: "te lo do io l'Euro". Faccio per dissuaderlo, per dirgli che non è giusto, che potevo cercare altre soluzioni. Non sente ragioni, mi mette l'Euro in mano e non lo riprende indietro. "I soldi a casa li ho già mandati, ne ho abbastanza, non è un problema". E più continuo a parlare, più insiste. "Non è un problema, non è un problema!".
Il treno arriva. Salgo con lui, e mi fiondo in cerca del capotreno. Riesco a risolvere, per fortuna.
Torno al vagone su cui sono salito, per cercarlo. Devo quantomeno ridargli l'Euro, a questo punto. Lo ritrovo. "Beh, tutto a posto?", mi chiede subito. Si, era tutto a posto. Gli dico che l'Euro glielo ridarò indietro, una volta alla stazione di Trani l'avrò, ma non lo voleva. Ci metto parecchio a convincerlo a riprenderselo. "I don't need, I don't need".
Beh, a quel punto lo scompartimento è vuoto, e c'è un'altra mezz'ora, prima di tornare a Trani. Possiamo continuare a chiacchierare.
Ma a questo punto sento di fargli domande un po più delicate. Comincio a chiedergli se ha trovato razzismo, dalle nostre parti. Mi risponde, sorprendentemente, di no. Con noi appulo-lucani si trova benissimo. Dice che al massimo ha sentito di un po più di razzismo dalle parti di Torino e Milano.
Mi fa piacere, vuol dire che non è stato vittima di episodi spiacevoli. E che non percepisce l'ondata che c'è. Anche se poi, quando gli parlo di come il razzismo sta avanzando in Italia, non gli racconto cose che non sa.
Infatti annuisce, come chi ascolta discorsi che conosce, quando gli spiego come in Italia sia cresciuto il mito dell'"immigrato cattivo", di come i giornali diano rilevanza diversa ad un reato a seconda di chi lo commette, di come stia crescendo l'equazione "africano=criminale". E di come taluni partiti abbiano costruito il loro consenso individuando nell'immigrato il nemico da combattere, ed abbiano vinto le elezioni con lo slogan "Basta clandestini" (e non "basta criminali", che avrei sottoscritto).
Queste cose le sa. E mi spiega che ha anche visto alcuni suoi connazionali (o di Paesi limitrofi al suo) venire qui a fare brutte cose, dallo spaccio di Ascisc ai furtarelli. "Ma non è giusto che per loro paghiamo tutti, non siamo così".
Gli chiedo se sa anche che certa gente vorrebbe che tornassero tutti al loro Paese. Mi risponde (in inglese) "se al mio Paese le cose cambiano e si sta meglio, ci torno domani mattina, prendo l'aereo e vado. Ma così non posso tornare. Se torno muoio. Con quel pazzo di Presidente che abbiamo, come faccio a tornare".
Purtroppo potrebbe non avere scelta. Gli chiedo se lo sa, che se perdesse il lavoro dovrebbe andare via per legge. Perchè per certe leggi chi non ha lavoro, se è immigrato, diventa automaticamente criminale. Lo sa. Sa tutto! Mi spiega anche che l'80% di quelli che sono clandestini, che lui conosce, il lavoro non ce l'hanno. Ed alla mia domanda "e sono criminali?", la risposta è "No". Ma aggiunge anche "però se continuano così, abbandonati a se stessi, molti di loro finiranno per diventarlo". Già.
Lui comunque non si arrende: "se perdo questo lavoro, lotterò per averne un altro, fino alla fine". D'altra parte, o così, o la morte certa che lo attenderebbe in Eritrea, senza che lui abbia fatto nulla. E aggiunge, spiegando che non si arrende: "e poi l'Italia può cambiare". E penso a quanti italiani dovrebbero crederci, visto che ci crede lui.

Sto per arrivare. Ci salutiamo. Ci scambiamo per la prima volta i nomi (nessuno dei due aveva sentito il bisogno di sapere il nome dell'altro, fino ad allora). E mi dice "Ci vediamo!". Lo saluto, dicendo "Good Luck!". Ne ha bisogno. E se lo merita. Per come mi voleva aiutare. Per come vive in questo Paese. Per i pericoli che lo aspettano ogni giorno della sua vita. Intanto, col suo dissenso, eviterò di contribuire a dargli meno strumenti. In stazione c'è chi mi aspetta, con in mano quell'Euro che gli devo restituire. Anche se lui non lo vorrebbe.

Trani, Stazione di Trenitalia, 0.31. Il treno è puntuale. Prendo l'Euro da chi mi viene a prendere, glielo do, scendo e mi avvio all'uscita.


Buona fortuna, amico.