sabato 29 novembre 2008

In alto a Sinistra

Il 13 Dicembre, a Roma, nascerà l'Associazione "Per la Sinistra", che viene concepita come l'embrione di un futuro soggetto politico unitario della Sinistra Italiana, di cui c'è estremo bisogno. Dopo l'appello lanciato da tante personalità della Sinistra, che si può sottoscrivere anche attraverso questo link, sui vari territori stanno crescendo mobilitazioni per preparare il momento del 13 e per costituirsi in associazioni locali che costruiscano la cosa dal basso.

Ieri ed oggi ho partecipato a due iniziative in tal senso, tenute a Bari. La prima è stata quella organizzata da Sinistra Democratica Puglia, che ha visto la partecipazione del nostro Coordinatore Nazionale Claudio Fava, per dare nuova spinta al nuovo soggetto. La seconda, in cui è intervenuto anche il Presidente della Regione Vendola, era più "strettamente barese" (ho fatto un po l'ospite!), ed era la costituzione dell'Associazione "La Sinistra per Bari", il cui slogan era "in Alto a Sinistra", titolo già usato da noi a Chianciano per il nostro Congresso Nazionale, ad indicare la volontà di riportare la Sinistra dove merita. In alto.
Entrambe le iniziative hanno visto una partecipazione alta, al di sopra delle aspettative. La cosa fa ben sperare: la gente ha ancora voglia di partecipare. Ha ancora voglia di Sinistra.

Noi di SD di Trani abbiamo fatto un pubblico appello perchè si possa procedere in questo senso anche a Trani. Nei prossimi giorni si dovrebbe cominciare a fare qualcosa in tal senso. Mi auguro che possa partecipare tanta gente che magari s'è allontanata dalla Politica (e dalla Sinistra) in passato. E' ora, come abbiamo scritto nel Comunicato, che si riprendano il loro posto.

domenica 23 novembre 2008

Ciao, Sandro


Ieri Sandro Curzi ha lasciato questo mondo terreno. Una grande perdita da tutti i punti di vista. Un maestro di giornalismo e di televisione, un esempio di militanza, di passione (per ideali simili ai miei), e di onestà.

Oggi sono in molti a rendere onore alla sua memoria. La cosa mi fa piacere, perchè lui se lo merita. Spero che siano in molti a cercare anche di seguire il suo esempio. Perchè di gente come lui c'è estremo bisogno, in questo Paese.

Ciao Sandro. Ci mancherai.

venerdì 7 novembre 2008

A Castelvolturno in tanti contro la camorra. Da Castelvolturno per cominciare a ricostruire la Sinistra

Di Raffaele Cimmino*

Tratto da Sito Nazionale SD

“La camorra è una montagna di merda.” Segnalata anche da questa frase secca, che riproduce l’antico ma sempre vivo, e vero, grido di battaglia di Peppino Impastato contro la mafia, si è tenuta a Castelvolturno l’iniziativa di Sinistra democratica contro la camorra. Una iniziativa che esprimeva, insieme, anche una esortazione e una speranza : “Facciamo neri i camorristi”.
Castelvolturno, una terra di frontiera impastata di paura e violenza, dove lo stato può essere  solo nemico o tutt’al più estraneo,  e comunque un’entità di cui si fa fatica a percepire presenza e poteri. Anche adesso, con la presenza dei militari in mimetica e  armi spianate agli incroci che portano in  città.
Qui, nel cuore del sistema di potere dei casalesi, dove si è scatenata la violenza feroce dei loro gruppi di fuoco, da ultimo con la strage efferata che ha mietuto le vite di sei immigrati, Sinistra democratica ha voluto testimoniare la propria vicinanza a Roberto Saviano e l’impegno per la legalità e la democrazia in una terra martoriata dalla criminalità .
Un impegno non semplice, che produce già in mattinata le prime reazioni: manifesti bruciati o imbrattati con scritte volgari contro Roberto Saviano nella vicina Villa Literno.
Eppure, come forse non ti aspetti, nella piazza principale davanti al municipio di Castelvolturno non si vedono ombre ma persone in carne ed ossa, militanti di Sd, da Napoli e da tutta la Campania, e persino una trentina di compagni e compagne che arrivano dai Castelli romani, ma anche semplici cittadini. E qualche provocatore, che ancora vorrebbe impedire di affiggere i manifesti che annunciano la manifestazione.
 La sala del consiglio comunale è presto piena: c’è risposta. Il timore, non del tutto infondato, che una terra di camorra sia off limits per un’ iniziativa democratica si dissolve.
Ci sono, e portano la loro testimonianza, diversi amministratori locali della zona. C’è l’accusa forte, vibrante, di Rosalba Scafuro, assessore di Sd nella giunta di Castelvolturno fatta segno di atti di intimidazione nei giorni scorsi,  che  denuncia la pervasività del sistema camorristico fatto anche dei mille rivoli delle attività economiche sul territorio, con le quali è pressoché impossibile non entrare in qualche modo in contatto. Un sistema che condiziona, impone balzelli,  inquina la vita delle persone senza che sia possibile resistere se non si ha alle spalle la presenza dello stato, di istituzioni credibili, di amministratori liberi.
Il capogruppo regionale di Sd, Tonino Scala, rivendica la battaglia contro l’esclusione sociale, che passa in Campania dalla difesa del reddito di cittadinanza minacciato dai tagli al bilancio regionale, come  momento fondamentale del contrasto alla criminalità organizzata .
E ancora, il prof. Amato Lamberti, della direzione regionale di Sd, già presidente della provincia di Napoli, parla della miopia che porta a presumere di combattere la camorra  con l’invio di militari. Più che un valido sistema di contrasto, l’ espressione di un forte deficit culturale e della sottovalutazione del nesso inestricabile tra criminalità e degrado sociale. Paolo Beni, presidente dell’Arci,  ricorda invece il valore del lavoro come garanzia di libertà e autonomia delle persone, attuazione vera dei principi di solidarietà sociale garantiti dalla Costituzione repubblicana e antidoto alle forze dell’ antistato.
 Roberto Natale, presidente della FNSI,  suscita  commozione e un lungo applauso quando ricorda la figura di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino caduto sotto il piombo della camorra a ventisei anni, nel 1985. Natale afferma che l’Italia è l’unico paese dell’occidente in cui si verifica un attacco costante e violento della criminalità contro il giornalismo e la libera informazione. Una stampa indipendente, una informazione che non sia vassalla del potere politico costituiscono per Natali il vero presidio democratico contro i poteri malavitosi. Il presidente della FNSI ricorda ancora la domanda angosciata di Rosaria Capacchione, la cronista della redazione casertana del Mattino, più volte minacciata e che vive sotto scorta, che si chiede perché fosse l’unica giornalista presente in aula a seguire il processo dei casalesi, mentre ai processi che riguardano i fatti di cronaca come quelli di Cogne o Perugia i giornalisti sono tanti da non riuscire ad entrare fisicamente nelle aule: il segno della distorsione del sistema dell’informazione di questo paese, che si manifesta anche nella geografia della proprietà dei mezzi di informazione.
E’ Moni Ovadia a riscuotere il largo assenso della platea quando attacca e denuncia la strumentalità e la rozzezza del razzismo, vera arma di distrazione di massa nelle mani di politici reazionari. Ovadia rievoca la celebre frase di Goering: per convincere un buon contadino tedesco ad imbracciare il fucile occorre convincerlo che un pericoloso nemico minaccia i confini. Allo stesso modo per paralizzare la volontà di opposizione e la capacità critica non c’è dispositivo politico più efficace del razzismo. Se non fosse peraltro che il razzismo ha colpito pesantemente, e a lungo, anche gli italiani,  e non solo quelli del sud. Ai tempi della massiccia emigrazione italiana negli USA, nota Ovadia, anche Bossi e Borghezio sarebbero passati per esponenti di una razza non bianca, prossima a quella nera,  e quindi potenzialmente pericolosa. Ovadia conclude ricordando le parole del pastore luterano  Dietrich Bonhoffer, con le quali si ammoniva che quello che viene riservato agli altri e sembra non riguardare noi un giorno potrebbe toccarci da vicino.
Chiude Claudio Fava. E’ un intervento appassionato il suo, che rievoca la battaglia di Peppino Impastato, che già giovanissimo sfidò la mafia di Cinisi, lui, che pure era figlio di un mafioso. Come sfidarono il potere dei Greco, la potente famiglia mafiosa di Palermo, i giovanissimi studenti del liceo di Ciaculli che li invitarono a viso aperto a lasciare il loro feudo. Il senso è che solo una forte resistenza civile e democratica, solo l’impegno senza ombre di chi governa e di chi fa politica incide sulla lotta alla criminalità. Ombre che invece si allungano su un governo che conta tra le sue file il sottosegretario all’economia Cosentino, indicato da  collaboratori di giustizia in stretti rapporti con il clan dei casalesi.
La manifestazione si conclude con l’ incontro tra una delegazione di Sd, tra cui lo stesso Fava, Gloria Buffo e Arturo Scotto, e gli immigrati del centro di accoglienza di Castelvolturno e con un intervento di Jean René Bilongo, che  è componente del consiglio nazionale di Sd e a  Castelvolturno vive. Bilongo, sull’onda delle grandi manifestazioni dell’11 e del 25 ottobre e della straripante vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane, auspica l’inizio di una fase politica nuova anche nel nostro paese.
Una giornata importante, insomma, che apre alla speranza e al riscatto anche in una terra senza luce come è stata finora Castelvolturno e il litorale domizio. Una giornata che rafforza la convinzione che la lotta alla criminalità organizzata resta un elemento centrale e qualificante anche nel percorso che porta alla costruzione di una soggettività della sinistra unita e rinnovata .

*Sd  Napoli




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mercoledì 5 novembre 2008

Auguri Obama. Ma non m'illudo

Ancora poche ore, e si saprà (salvo nuovi casi-Florida) chi è il nuovo Presidente degli Usa. Non sarà Bush, ed è già qualcosa.
Tutti i sondaggi dicono che sarà Obama.
Negli ultimi tempi, tutto il mondo politico italiano fa la corsa ad accaparrarselo, a definirsi uguale a lui. Persino berlosco, che è stato un cagnolino di Bush. Non mi unisco al coro.
Intendiamoci, spero fortemente che vinca lui. E da tempi non sospetti. Da quando molti "riformisti" lo ritenevano inadatto, e si riempivano la bocca di parole di appoggio alla candidatura di Hillary Clinton.
Per gli Usa, è assolutamente la miglior candidatura possibile. Nel suo programma, ci sono cose che in Europa non mettono in dubbio nemmeno molte forze di destra (si pensi ai gaullisti francesi o alla CDU tedesca), ma che per gli Usa sono una svolta importantissima.
Vuole la fine della guerra in Iraq. Una guerra che lui, diversamente non solo dai Repubblicani, ma anche dalla maggioranza dei Democratici (compresa la Clinton, e compreso quel Kerry che è stato candidato nel 2004), non ha mai votato.
Vuole la sottoscrizione di Kyoto, che 8 anni di Bush hanno azzoppato.
Vuole una Sanità Pubblica, cosa che vari Presidenti "Democratici", Clinton compreso, non sono mai stati nemmeno vicini a fare (la "commissione" di Clinton fece quasi subito una triste fine...).
Quindi, non solo una svolta rispetto ai Repubblicani, ma anche un'anomalia nel suo stesso Partito. Tanto che inizialmente temevo che, boicottato da alcuni dei suoi, facesse la fine di McGovern. Pare che andrà diversamente, per fortuna. Anche se qualcuno, meno di quanti si poteva temere, tra i Democrats, ha effettivamente giocato contro. All'inizio della Campagna Elettorale, gli "Hillary Supporters for McCain" abbondavano...
E poi, McCain e la Palin sono davvero impresentabili. McCain vuole rimanere in Iraq per 50 anni. La Palin s'è detta "pronta alla guerra con la Russia". No, per piacere, no.
Infine, un Presidente Nero sarebbe un segnale ottimo, per il Mondo intero.

Quindi, Auguri Obama, e spero con tutto il cuore che vinca.


Ma non m'illudo. Lasciando perdere i ridicoli cartelloni che i suoi rivali hanno messo in giro per l'America, accusando di essere "Socialista" (MAGARI!!! Anche se poi per "Socialismo" chissà che intendono...), non credo, come pensano in molti, che con Obama ci sarà "l'Europeizzazione dell'America", e politiche che, se non "Socialiste", siano almeno "Radicali". Per avere qualcosa del genere, negli Usa, non basta un Obama. Ci vorrebbe un cambiamento di quel fallimentare sistema politico basato su "Democratici e Repubblicani". Se i Repubblicani sono qualcosa di vomitevole, i Democratici più di tanto non possono fare, non sarebbero più loro. E se da Obama i cambiamenti positivi dobbiamo aspettarceli, più d'una volta da suoi predecessori del suo stesso Partito abbiamo assistito a cose come la guerra in Vietnam (Kennedy-Johnson), i bombardamenti a Paesi del terzo mondo per distogliere l'attenzione da questioni interne (Clinton), ed a nessun cambiamento reale.
Da Obama alcuni cambiamenti, anche importanti (anche se, ripeto, son cose che in Europa farebbero anche alcune forze conservatrici), come ho detto sopra, dobbiamo invece aspettarceli. D'altro canto, ci sono anche altri aspetti, che qualcuno dimentica. Ammira Reagan. Ha imbarcato, nella sua "futura eventuale squadra" gente come Colin Powell (Repubblicano Doc ed ex Consigliere di Bush). Ha l'appoggio di varie Corporation non molto raccomandabili. La sua "ricetta per l'Economia", udite udite, è il taglio delle tasse (al 95% della popolazione. Per il restante 5% le cose potrebbero cambiare...). E poi, la sua parola d'ordine è "Non esiste un'America così ed un'America colà, solo gli Stati Uniti d'America". Che è splendido, e lo sottoscrivo appieno, quando dice "non c'è un'America Nera ed un'America Bianca", viene da abbracciarlo (userei questo slogan per l'Italia). Ma quando dice "non c'è un'America liberale ed un'America conservatrice", beh...E' cerchiobottismo puro. Ed Iraq a parte, la sua politica estera nelle "zone occupate" (Afghanistan in testa) potrebbe essere persino più dura di quella di Bush (come lo sarebbe anche quella di McCain).

Quindi AUGURI OBAMA, che tu possa vincere. E' qualcosa che spero da sempre. Ma non m'illudo. L'America resta l'America. E se Obama qualche miglioramento potrà farlo, su due-tre questioni anche importanti, i connotati di un Paese che ha mille difetti non potranno cambiare più di tanto. Non finchè ci sarà quel sistema politico un po imbastardito.


martedì 4 novembre 2008

90 anni fa terminava l'inutile strage...

90 anni fa finiva, almeno in Italia, la Prima Guerra Mondiale.

Un massacro come non se n'erano mai visti prima (purtroppo se ne vide uno ancor peggiore, qualche decennio dopo...). "Inutile Strage" l'aveva definita Papa Benedetto XV (il predecessore, nell'uso di quel nome, dell'attuale Papa). Ed aveva assolutamente ragione.

L'Italia aveva già avuto il Trentino in offerta dall'Austria per restare fuori dalla guerra. Non era così difficile riuscire ad arrivare ad ottenere i territori attualmente italiani.

Invece un Governo miope, sordo agli appelli del Papa come all'opposizione di Socialisti, Popolari e Giolittiani, decise che non potevamo proprio rimanerne fuori. La propaganda interventista definì i pacifisti come degli inetti. E ad essa si unì anche un certo membro del Partito Socialista, di cui dirigeva l'organo ufficiale, che tutt'a un tratto decise di dissociarsi dalla linea del Partito, violentemente, e ne fu per questo espulso. Passò a fondare "Il Popolo d'Italia", ottenne l'appoggio di molti imprenditori e si spostò sull'estrema destra, dalla quale avrebbe poi fondato un movimento politico. Il movimento si chiamava "fascismo", e l'esponente politico si chiamava Benito Mussolini.

Migliaia e migliaia di RAGAZZINI, più giovani di me, furono mandati sull'Isonzo e sul Carso, a morire in un carnaio terrificante. Si arrivò a chiamare alle armi persino i nati nel 1901, quasi dei bambini.

Molti di loro non ci misero molto, a capire cos'era la guerra. Ma non gli era permesso nemmeno lamentarsene mentre scrivevano alle famiglie. Rischiavano grosso. Già il Generale Cadorna li riteneva degli inetti, e scaricava su di loro (comportandosi di conseguenza, con loro) le colpe di eventuali sconfitte. Quando non ce la facevano (ed erano in molti), provavano a scrivere con l'inchiostro simpatico, o dietro i francobolli, cose tipo "Odio la guerra". In gran parte venivano scoperti. E passavano i guai.

Intanto in Italia c'era chi sulla guerra guadagnava. Eccome. Soprattutto i nostri imprenditori, che già allora in una cosa erano maestri: nel fare gli speculatori. Erano stati "il cuore pulsante" del fronte interventista. E su quel massacro seppero fare affari d'oro.

Non altrettanto "affare" fu per l'Italia, invece. Ci rimettemmo parecchio, economicamente. I debiti di quella guerra abbiamo finito di pagarli nel 1988. Ma soprattutto ci rimettemmo migliaia e migliaia di vite umane. Il numero noto è 650.000, i morti sul campo di battaglia. A questi si devono aggiungere tantissimi prigionieri degli austro-tedeschi, i quali, sull'orlo della sconfitta, non se ne potevano occupare, nè ricevevano aiuto da un Paese, il nostro, che li considerava "vili e disertori", e morirono, in molti, di fame o di freddo (vedi http://cronologia.leonardo.it/storia/a1918y.htm ).

A guerra finita, il Paese era nel caos. Un caos che produsse, poi, il fascismo. Che ci portò verso un'altra tragedia, più grande della prima.

In tutto il Mondo, più di 15 milioni di morti, tra militari e civili. Con varie altre conseguenze che purtroppo conosciamo bene.

90 anni dopo, vorrei vedere un ricordo di quell'evento che dica quanto sia brutta, insensata e schifosa la guerra. Magari una riflessione su quanta gente abbiamo mandato a morire in quella terribile maniera.

E' davvero brutto, molto brutto, vedere invece che questo Paese ricordi la cosa solo con tanta, tanta retorica militarista.

P.S.: Alcune cose che ho citato, le ho prese dal Documentario "Storia Proibita delle Guerre Italiane", che ho visto su History Channel un paio di mesi fa. Guardatelo, se lo rimandano...

sabato 1 novembre 2008

La mia replica ad Ag

Il circolo tranese di Azione Giovani (An) ha attaccato squallidamente il movimento degli Studenti e degli Universitari con questo comunicato e, soprattutto, questo intervento.

Da esponente della parte opposta, ma soprattutto da partecipante alle manifestazioni, ho sentito il bisogno di dare una risposta. Eccola:

Che tristezza leggere certe note dei giovani di destra. Quando non sanno proprio che dire, la loro ultima risorsa, il loro modo per nascondersi dietro un dito, è sempre lo stesso: “è in corso una strumentalizzazione”.
Negli ultimi 6/7 anni gliel’ho sentito dire ogni volta che nella Società cresceva un forte movimento contro le scelte della loro parte. Dall’accusa di “Strumentalizzare la Pace”, all’accusa di “Strumentalizzare l’Ambiente”, e poi ancora “Strumentalizzare la lotta alla Povertà”, e “Strumentalizzare la legalità”.
Negli ultimi giorni, purtroppo, non c’hanno risparmiato un altro di questi ritornelli, che già c’avevano propinato quando ancora non facevo politica attiva, e facevo le prime manifestazioni contro la Riforma-Moratti (poi abrogata): “Strumentalizzare la Scuola”.
Non so, leggendoli, se dovrei sentirmi più uno “strumentalizzato”, essendo uno Studente Universitario arrabbiatissimo per i decreti-Gelmini che devastano Scuola ed Università, e che per questo ha partecipato a più d’una manifestazione (sia a Bari che, ieri, a quella svoltasi nella nostra Città, nella quale ho anche avuto l’onore di intervenire), o più uno “strumentalizzatore”, essendo anche un ragazzo che ha deciso d’impegnarsi in Politica e adesso ha l’onore non solo di guidare i Giovani di Sinistra Democratica, ma anche, da un anno, e nonostante la sua giovane età, di essere un dirigente di SD stessa, dato che il mio Movimento, com’è giusto, appoggia la protesta.
E’ sin troppo chiaro, in realtà, che non è vera né una cosa né l’altra. Come ho avuto modo di dire ieri in piazza, usano la parola “strumentalizzazione” per buttare fumo negli occhi. Per nascondere il loro appoggio a due pessimi Decreti, la loro lontananza da un Movimento genuino, e per tentare di dividerlo da chi è d’accordo con esso.
Accusano di disinformazione. Niente di più falso. Partecipando alla protesta, ho potuto vedere quanto e come chi manifesta sia cosciente di ogni aspetto di questa cosiddetta “riforma” (concordo con chi ha scritto che non si può chiamare così), anche grazie al grande lavoro di divulgazione svolto dall’UDS.
E d’altronde, visto che accusano di “non entrare nel merito” (che non è vero, ma tant’è), guardiamoli, questi contenuti: 8 miliardi di Euro di tagli alla Scuola, 1,5 miliardi di Euro di tagli all’Università (che ci sono, e il capo dei giovani di An s’informi meglio per piacere…), taglio di personale che si traduce in minore efficienza, diminuizione delle ore per la didattica (cosa ammessa dallo stesso Ministro un mese fa), arretramento della Scuola Elementare di 30 anni con cancellazione di esperienze che tutta Europa c’invidiava come il Modulo, chiusura di Scuole in piccoli centri e periferie, trasformazione delle Università in fondazioni private, che si tradurrà in una didattica non più fatta nel pubblico interesse, in un possibile aumento smisurato delle tasse e nella morte delle Università del Sud.
Questo è “il merito della riforma”. Non il grembiulino o il voto a numeri, che sono cose buone solo per il gossip estivo, tramite il quale s’è tentato di far passare queste vergogne sotto silenzio, ma sono ben lungi (ovviamente!) dall’essere i punti principali.
A chi parla di “sprechi presenti” e “necessità di razionalizzazione”, ricordo che la parola “razionalizzazione” significa “redistribuzione delle risorse all’interno del sistema”, e non “taglio delle risorse”, per farci sappiamo bene cosa (agevolazioni fiscali ai redditi medio-alti, soldi a certi imprenditori, sospensione della lotta all’evasione…Per non parlare delle banche).
D’altronde, voglio ricordare che i Gruppi Studenteschi che oggi organizzano queste giuste proteste, hanno manifestato anche durante gli anni del Governo-Prodi, vuoi perché chiedevano di ridistribuire le risorse dalle Scuole Private alle Pubbliche, vuoi perché criticavano il ripristino degli Esami di Riparazione. E da noi della Sinistra ci fu un atteggiamento ben diverso: non gridammo a nessuna “strumentalizzazione”, né tantomeno lanciammo l’accusa (ancor più infondata ed offensiva, per motivi che è persino inutile spiegare, di fronte a 1000 persone che sfilano a Trani) di “Corteo buono per far festa a Scuola”, come ha detto il coordinatore di Ag. Il nostro atteggiamento fu, invece, di rispetto ed ascolto. Eravamo in piazza con loro, ed ascoltavamo quel che avevano da dire. Anche se si trattava di critiche al nostro Governo.
Questi attacchi sono qualcosa di infondato, ad un Movimento che sta facendo una protesta sacrosanta, contro dei decreti che distruggono la Scuola e l’Università pubblica. Farne parte, da Universitario, è un onore. Appoggiarli, come esponente di un Movimento Politico, è un dovere.

Alessandro Cerminara
Studente Universitario
Coordinatore Giovani SD e Vice-Coordinatore SD Trani