giovedì 16 ottobre 2008

I padroni delle ferriere

Uno dei meriti dell'ultima puntata di Anno Zero, che ha mostrato un po dei drammi della precarietà spesso tenuti oscuri, è anche quello di aver fatto parlare un "giovane imprenditore", uno di 30 anni che qualcuno definirebbe "un lavoratore che in più rischia".

Si, è un merito.

Perchè ha mostrato un esempio di chi è davvero rappresentativo degli imprenditori italiani: gente che, se non fosse per il look tanto curato e "giovanile", sembra provenire dritta dall'800.

Premessa: è chiaramente uno che ha ereditato l'azienda da papino, il classico "rampollo"...Uno che non ha mai lavorato veramente in vita sua. Come il 90% degli imprenditori italiani.

Dice seraficamente, e con tono sprezzante (ed è quello che risulta più indigesto), che lui quelli che cercano il lavoro stabile non li assume, "non è lo spirito giusto". Lo "spirito giusto" è quello di accettare evidentemente che quelli come lui abbiano il potere di decidere il tuo destino in qualunque momento e senza motivo, evidentemente...Non solo! Un'altra cosa che porta a non essere assunti è quella di preoccuparsi dell'orario di lavoro! Devi essere sempre a disposizione di Sua Maestà...

Di fronte alle precarie che avevano perso il lavoro (tutte donne di mezza età, che si sono ritrovate senza lavoro, con le conseguenze che si possono immaginare), e che per provocazione avevano fatto un video in cui dicevano "ci vendiamo per un lavoro", e facevano uno striptease dietro un velo, il suo messaggio è stato di apprezzamento! Dice che secondo lui dovevano metterlo nel curriculum, perchè "esprime creatività"...

Magari avrebbe apprezzato anche di più se fossero andate oltre lo stiptease, e levando il velo?

Signore e signori, l'imprenditoria italiana. Grazie a Margherita Grambassi e ad Anno Zero per avercela mostrata. Altro che "lavoratori come gli altri che in più rischiano". Abbiamo di fronte, salvo qualche pur rimarcabile eccezione (ma che eccezione resta), gente che s'è ritrovata con la pappa pronta e si sente per questo in diritto di disporre a suo piacimento della vita della gente. Questa non è imprenditoria. E' gente che viene dalla Prima Rivoluzione Industriale. E per di più si permette di giudicare chi ha lo spirito giusto e chi ha lo spirito sbagliato.

Per loro i lavoratori non sono persone che hanno i loro diritti ed una loro dignità. Sono merce. Che deve, appunto, "sapersi vendere".

Sarebbe il caso di capire che questa gente non può portare nulla di moderno a questo Paese, e che non ci può essere nessuna equidistanza tra loro e quelli che davvero mandano avanti l'Italia, i Lavoratori, che devono invece tornare ad essere difesi sempre, comunque ed a spada tratta, come certa gente da troppo tempo non fa più.

E sarebbe il caso di non chiamare più questa gente "imprenditori". Sarebbe il caso di chiamarli col loro nome. Quello che si utilizzava a quei tempi, che speravamo tramontati. "I padroni delle ferriere".

E regolarsi di conseguenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il primo cancro nazionale è proprio la libertà che lo stato concede alle aziende e ai vari imprenditori.
Loro fanno quello che vogliono, nella dichiarazione dei ricavi, delle perdite, nella gestione delle risorse umane, forti dell'assoluta (quanto voluta) mancanza di regole in un mercato reso apposta incerto.
Un'azienda con buchi di milioni di euro viene salvata con i soliti interventi statali o comunque dichiarata non fallita, mentre un povero cittadino debitore di qualche centinaio di euro viene perseguitato, sfrattato, completamente dimenticato.