venerdì 7 novembre 2008

A Castelvolturno in tanti contro la camorra. Da Castelvolturno per cominciare a ricostruire la Sinistra

Di Raffaele Cimmino*

Tratto da Sito Nazionale SD

“La camorra è una montagna di merda.” Segnalata anche da questa frase secca, che riproduce l’antico ma sempre vivo, e vero, grido di battaglia di Peppino Impastato contro la mafia, si è tenuta a Castelvolturno l’iniziativa di Sinistra democratica contro la camorra. Una iniziativa che esprimeva, insieme, anche una esortazione e una speranza : “Facciamo neri i camorristi”.
Castelvolturno, una terra di frontiera impastata di paura e violenza, dove lo stato può essere  solo nemico o tutt’al più estraneo,  e comunque un’entità di cui si fa fatica a percepire presenza e poteri. Anche adesso, con la presenza dei militari in mimetica e  armi spianate agli incroci che portano in  città.
Qui, nel cuore del sistema di potere dei casalesi, dove si è scatenata la violenza feroce dei loro gruppi di fuoco, da ultimo con la strage efferata che ha mietuto le vite di sei immigrati, Sinistra democratica ha voluto testimoniare la propria vicinanza a Roberto Saviano e l’impegno per la legalità e la democrazia in una terra martoriata dalla criminalità .
Un impegno non semplice, che produce già in mattinata le prime reazioni: manifesti bruciati o imbrattati con scritte volgari contro Roberto Saviano nella vicina Villa Literno.
Eppure, come forse non ti aspetti, nella piazza principale davanti al municipio di Castelvolturno non si vedono ombre ma persone in carne ed ossa, militanti di Sd, da Napoli e da tutta la Campania, e persino una trentina di compagni e compagne che arrivano dai Castelli romani, ma anche semplici cittadini. E qualche provocatore, che ancora vorrebbe impedire di affiggere i manifesti che annunciano la manifestazione.
 La sala del consiglio comunale è presto piena: c’è risposta. Il timore, non del tutto infondato, che una terra di camorra sia off limits per un’ iniziativa democratica si dissolve.
Ci sono, e portano la loro testimonianza, diversi amministratori locali della zona. C’è l’accusa forte, vibrante, di Rosalba Scafuro, assessore di Sd nella giunta di Castelvolturno fatta segno di atti di intimidazione nei giorni scorsi,  che  denuncia la pervasività del sistema camorristico fatto anche dei mille rivoli delle attività economiche sul territorio, con le quali è pressoché impossibile non entrare in qualche modo in contatto. Un sistema che condiziona, impone balzelli,  inquina la vita delle persone senza che sia possibile resistere se non si ha alle spalle la presenza dello stato, di istituzioni credibili, di amministratori liberi.
Il capogruppo regionale di Sd, Tonino Scala, rivendica la battaglia contro l’esclusione sociale, che passa in Campania dalla difesa del reddito di cittadinanza minacciato dai tagli al bilancio regionale, come  momento fondamentale del contrasto alla criminalità organizzata .
E ancora, il prof. Amato Lamberti, della direzione regionale di Sd, già presidente della provincia di Napoli, parla della miopia che porta a presumere di combattere la camorra  con l’invio di militari. Più che un valido sistema di contrasto, l’ espressione di un forte deficit culturale e della sottovalutazione del nesso inestricabile tra criminalità e degrado sociale. Paolo Beni, presidente dell’Arci,  ricorda invece il valore del lavoro come garanzia di libertà e autonomia delle persone, attuazione vera dei principi di solidarietà sociale garantiti dalla Costituzione repubblicana e antidoto alle forze dell’ antistato.
 Roberto Natale, presidente della FNSI,  suscita  commozione e un lungo applauso quando ricorda la figura di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino caduto sotto il piombo della camorra a ventisei anni, nel 1985. Natale afferma che l’Italia è l’unico paese dell’occidente in cui si verifica un attacco costante e violento della criminalità contro il giornalismo e la libera informazione. Una stampa indipendente, una informazione che non sia vassalla del potere politico costituiscono per Natali il vero presidio democratico contro i poteri malavitosi. Il presidente della FNSI ricorda ancora la domanda angosciata di Rosaria Capacchione, la cronista della redazione casertana del Mattino, più volte minacciata e che vive sotto scorta, che si chiede perché fosse l’unica giornalista presente in aula a seguire il processo dei casalesi, mentre ai processi che riguardano i fatti di cronaca come quelli di Cogne o Perugia i giornalisti sono tanti da non riuscire ad entrare fisicamente nelle aule: il segno della distorsione del sistema dell’informazione di questo paese, che si manifesta anche nella geografia della proprietà dei mezzi di informazione.
E’ Moni Ovadia a riscuotere il largo assenso della platea quando attacca e denuncia la strumentalità e la rozzezza del razzismo, vera arma di distrazione di massa nelle mani di politici reazionari. Ovadia rievoca la celebre frase di Goering: per convincere un buon contadino tedesco ad imbracciare il fucile occorre convincerlo che un pericoloso nemico minaccia i confini. Allo stesso modo per paralizzare la volontà di opposizione e la capacità critica non c’è dispositivo politico più efficace del razzismo. Se non fosse peraltro che il razzismo ha colpito pesantemente, e a lungo, anche gli italiani,  e non solo quelli del sud. Ai tempi della massiccia emigrazione italiana negli USA, nota Ovadia, anche Bossi e Borghezio sarebbero passati per esponenti di una razza non bianca, prossima a quella nera,  e quindi potenzialmente pericolosa. Ovadia conclude ricordando le parole del pastore luterano  Dietrich Bonhoffer, con le quali si ammoniva che quello che viene riservato agli altri e sembra non riguardare noi un giorno potrebbe toccarci da vicino.
Chiude Claudio Fava. E’ un intervento appassionato il suo, che rievoca la battaglia di Peppino Impastato, che già giovanissimo sfidò la mafia di Cinisi, lui, che pure era figlio di un mafioso. Come sfidarono il potere dei Greco, la potente famiglia mafiosa di Palermo, i giovanissimi studenti del liceo di Ciaculli che li invitarono a viso aperto a lasciare il loro feudo. Il senso è che solo una forte resistenza civile e democratica, solo l’impegno senza ombre di chi governa e di chi fa politica incide sulla lotta alla criminalità. Ombre che invece si allungano su un governo che conta tra le sue file il sottosegretario all’economia Cosentino, indicato da  collaboratori di giustizia in stretti rapporti con il clan dei casalesi.
La manifestazione si conclude con l’ incontro tra una delegazione di Sd, tra cui lo stesso Fava, Gloria Buffo e Arturo Scotto, e gli immigrati del centro di accoglienza di Castelvolturno e con un intervento di Jean René Bilongo, che  è componente del consiglio nazionale di Sd e a  Castelvolturno vive. Bilongo, sull’onda delle grandi manifestazioni dell’11 e del 25 ottobre e della straripante vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane, auspica l’inizio di una fase politica nuova anche nel nostro paese.
Una giornata importante, insomma, che apre alla speranza e al riscatto anche in una terra senza luce come è stata finora Castelvolturno e il litorale domizio. Una giornata che rafforza la convinzione che la lotta alla criminalità organizzata resta un elemento centrale e qualificante anche nel percorso che porta alla costruzione di una soggettività della sinistra unita e rinnovata .

*Sd  Napoli




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